lunedì 19 aprile 2010

Boris e il ritalin...

Boris Neumann (nome fittizio) ha compiuto da poco sette anni. Frequenta la seconda elementare a Hannover. E ha già un grosso problema: non riesce a stare fermo al suo posto neanche un minuto. È maldestro, nervoso, alza la voce, si agita di qua e di là, e per giunta diventa aggressivo. Questo lo ha fatto diventare il peggior alunno della sua classe. La sua autostima è bassa. È malvisto da tutti, sia dagli insegnanti che dai suoi compagni. Nessuno lo sopporta a lungo. Anche i suoi genitori hanno ormai i nervi a pezzi. Perciò sua madre é andata con Boris dal pediatra, che ha diagnosticato una sindrome da iperattività.

“Ma non è così grave, signora!” la tranquillizza il dottore, “adesso gli prescrivo un ottimo farmaco, così si calmerà e diventerà sicuramente un bravo scolaro.”

Boris, il pestifero, prende ora dunque, regolarmente, il Ritalin. Questa medicina contiene una sostanza, sviluppata originariamente per ridurre l’appetito e come antidepressivo, che ha un effetto simile all’anfetamina; intervenendo direttamente sul metabolismo del cervello riduce la predisposizione all’eccitabilità.

Boris è diventato quindi più tranquillo. Adesso non è più intrattabile, non urla, anzi, non ci si accorge quasi neanche più di lui. Il problema dunque sembra essere risolto. Un unico svantaggio: dopo alcune ore l’effetto si riduce e Boris ricade nei suoi vecchi schemi di comportamento. E quindi deve inghiottire un’altra pillola...

Così come Boris, ci sono nel mondo circa dieci milioni di bambini che prendono la ‘pillola miracolosa’. Solamente in Germania ce ne sono 160.000. Questa medicina è salita al sesto posto degli psicofarmaci più venduti... E naturalmente molti ne approfittano: pediatri, farmacie e industrie farmaceutiche, tutti si sfregano le mani. Finalmente insegnanti e genitori possono trarre un lungo sospiro di sollievo.

Solo una domanda, ma come sta Boris, veramente? E soprattutto: Cosa sta succedendo nella sua testolina?

Nessuno sa oggi esattamente che effetto abbia sullo sviluppo del cervello prendere per anni il Ritalin. Potrebbe essere possibile che si produca un contraccolpo. Un neurologo di Goettingen, il Dr. Gerald Huether, in base a ricerche effettuate sui topi, mette in guardia contro i danni a lungo termine. Siccome il Ritalin riduce la crescita delle cellule che producono la dopamina nel cervello – il numero di queste cellule nella vecchiaia diminuisce comunque – è possibile che la mancanza di dopamina causi il morbo di Parkinson, un grave disturbo che coinvolge il movimento.

Ci possono volere ancora altri vent’anni prima che gli eventuali effetti non immediati possano essere di fatto riconosciuti. Nel lungo termine il principio del Ritalin potrebbe danneggiare notevolmente i bambini interessati.

Ciò di cui hanno bisogno veramente i bambini iperattivi, è un aiuto terapeutico. Devono imparare a controllare i loro impulsi e a risolvere i loro problemi. Nella maggior parte dei casi di questi bambini estremamente eccitabili e difficili, si tratta persino di individui molto intelligenti, che hanno di fatto attraversato finora l’esistenza agitandosi e urlando. Un permanente eccesso di stimoli nella nostra società moderna gioca sicuramente un ruolo; una delle cause principali potrebbero essere però anche i genitori. La maggior parte si sentono sotto pressione e non sanno bene cosa fare. Per cui tutto il loro ammonire, sgridare o il castigare non porta proprio a niente. Il vero problema si trova nella mancanza di una forma di educazione adeguata. E così questi bambini non ricevono il sostegno giusto per il loro sviluppo. Il neurologo Huether lo spiega così: “Il cervello è un organo plasmabile, che si sviluppa in maniera differente, a seconda di come viene utilizzato. La regione che governa impulsi ed emozioni – aiuta a controllare la paura, la rabbia, la collera e la disperazione – nel caso dei bambini iperattivi non è particolarmente sviluppata. I bambini dovrebbero fare di rado però, l’esperienza che possono ‘funzionare’ solo con l’aiuto di una pillola. Devono sperimentare come possono risolvere da loro stessi i problemi. Solo in seguito il cervello si riorganizza.”

Come l’educazione e di conseguenza lo scambio tra genitori e bambino funzionino effettivamente, è stato reso noto solo da poco attraverso un gran numero di studi scientifici. Come è stato provato, qualità come la consapevolezza, la reciprocità, la coerenza, e un sostegno positivo nel rapportarsi con i bambini formano il presupposto per uno sviluppo positivo e durevole. Il programma che si è sviluppato da queste conoscenze, e che ha avuto moltissimo successo, è denominato Triple P ‘Positive Parenting Program’ e viene proposto ora anche in Germania. Gli studiosi, soprattutto i neurologi, incoraggiano quindi una ‘scuola dei genitori’ – cioè un’adeguata formazione per diventare papà e mamma. Prima di mettere al mondo dei bambini, le persone dovrebbero frequentare corsi di educazione, nei quali imparare a rapportarsi consapevolmente con i piccoli.

Un’altra possibilità di aiuto è offerta dal programma KiB (Kinder in Balance – Bambini in equilibrio), un sistema completo di terapia per bambini. In questo programma ci si chiede in che modo il metabolismo del cervello venga sbilanciato. Oltre all’eccesso di stimoli, la mancanza di vitamine e di sostanze vitali, possono giocare un ruolo anche gli stati di tensione e le limitazioni di movimento nel sistema craniosacrale.

Il Dr. Upledger, il fondatore della terapia craniosacrale, dimostrò già nel ‘77, in uno studio su duecento ragazzi delle scuole elementari americane, la relazione tra i disturbi funzionali nel sistema craniosacrale e la sindrome da deficit di attenzione. Durante una terapia craniosacrale completa, attraverso una manipolazione delicata delle ossa del cranio, la pulsazione viene portata a un ritmo di profondo rilassamento. Nella sessione si crea un’atmosfera di tranquillità, uno spazio di comprensione. I bambini iperattivi, che si trovano spesso in continua tensione e sotto pressione, ne fanno esperienza come di qualcosa molto gradevole e riposante. I bambini e i genitori imparano insieme un programma di auto aiuto e di rilassamento, il quale può continuare a essere praticato anche dopo la serie di sessioni.

Il piccolo e intrattabile Boris può dunque sperare ancora, forse gli verranno risparmiati anni di Ritalin. Ci sono anche altre soluzioni per i bambini iperattivi, con maggior attenzione e amore, senza dover far loro ingoiare pillole. I genitori dovrebbero essere più responsabili e lavorare anche su se stessi. Ne varrà sicuramente la pena per tutti. Perché secondo il Dr. Huether: “I disturbi comportamentali dei bambini sono solo uno specchio che mostra a noi adulti che stiamo facendo qualcosa di sbagliato”.

da osho times tedesco...




Il ritalin non serve ai bambini, ma serve solo agli insegnanti per stare tranquilli.

Ma nessuno pensa che questo sia un prezzo troppo alto da pagare? Quanto vale il futuro di un bambino?

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