martedì 19 giugno 2012

generazione IMU

Mio padre ha lasciato la Sicilia che aveva 14 anni. Mia madre che ne aveva 16. Valigia di cartone, e far loro compagnia la speranza. Erano gli anni 60, gli anni del boom economico, che però non ha scalfito minimamente la Sicilia.


Mio padre era uno dei tanti emigrati in Germania. Una Germania devastata dalla seconda guerra mondiale, ed interamente da ricostruire. Ed era figlio dell'accordo bilaterale Italia-Germania del 1955, accordo che sanciva una patto di "immigrazione rotatoria", ovvero di immigrati italiani destinati a ritornare nei loro paesi.
In quel periodo la Germania perseguiva, di fatto, l'obiettivo della massima immigrazione.


Nel 1960 ufficialmente 94.148 italiani lasciano la Patria per cogliere nella Repubblica Federale Tedesca quell'opportunita' di lavoro che il nostro paese (in pieno "finto boom economico")non era stato in grado di offrire. 


Le campagne, dopo la frammentazione dei terreni della riforma agraria, erano state abbandonate e moltissima manodopera era disoccupata, visto che la presenza delle industrie era inconsistente. A parte le raffinerie di petrolio che hanno trovato terreno fertile e hanno ucciso di inquinamento un possibile sviluppo turistico di una parte del canale di Sicilia.


La situazione che veniva trovata in Germania era molto lontana da ciò che gli italiani, soprattutto meridionali e veneti, non era l'idillio che ci si aspettava.

Di fatto si apriva uno scenario di solitudine, sfruttamento (la Germania pretese da quell'accordo manodopera a basso costo) e anche, spesso, di disprezzo razzista.

ritaglio di un giornale dell'epoca.








Dal 1955 al 1973 (anno dei ricongiungimenti familiari) ben
270000 italiani emigrarono in Germania.


E tra quegli immigrati c'erano sia mio suocero che mio padre.


In valigia c'era anche il desiderio di tornare, Il mito della casa bella e grande, il mito delle cose che sarebbero cambiate, il mito dei figli all'università.


A metà degli anni 70 buona parte di quei Siciliani tornò nella propria terra, e anche mia madre emigrata sola a 16 anni, in lombardia, tornò per volere di mio nonno.


Senso della famiglia, attaccamento alla propria terra. Tornati in Sicilia, con i risparmi di quegli anni da molti descritti come anni di sacrifici disumani (in molti viveno nei container) l'unica cosa che volevano, il desiderio più grande, era avere una casa. Perchè se hai la casa e non devi pagare l'affitto puoi anche vivere di lavoro saltuario (si pensava). Furono gli anni fiorenti dell'edilizia, gli anni senza piano regolatore (che arriverà ad anni 90 inoltrati), gli del massimo permissivismo delle autorità, e così tutti lavoravano. Costruivi la tua casa, e andavi a costruire le case degli altri.


Ma niente piano regolatore vuol dire case costruite con pochissimo criterio, lontano da ogni concetto di antisismicità  in una Sicilia che aspetta "il grande botto" da 7,5 gradi richter da almeno 30 anni. Le case sono state sanate a fior di milioni, molti milioni, di lire. E lo Stato ha intascato i soldi di case che non sono sicure, affermando il contrario. Colpevole quanto e più di chi ha costruito abusivamente.


Ora quelle case appartengono alla generezione di nuovi emigranti (verso il nord italia, verso l'inghilterra e gli Stati Uniti d'america).


E la politica, i governanti, ci chiede di pagare l'IMU come seconda casa, visto che abbiamo la residenza in un altro posto.


E sono 600 euro per 70 metri. 
e affittala, dite voi.
E, a chi, se tutti emigrano o hanno la casa di proprietà??
Venderla? No, mio padre ha sudato per darmi un luogo certo, una sola certezza, nella vita.

La situazione è così per quasi tutti quelli del sud emigrati al nord. Lo è per i miei vicini della basilicata, per i calabresi, per i napoletani.
Che lì incontri e la prima cosa che ti dicono è "io giù ho la casa...ma perchè me l'ha fatta mio padre, altrimenti col cavolo...".



Mi sta bene che la casa venga tassata. Ma non mi sta bene che io che pago l'affitto da un'altra parte debba pagare la mia unica casa come seconda casa.


E non è vittimismo. No. E' constatazione di una diseguaglianza sociale sempre più marcata. Di un governo che non conosce la storia, pur se fatto di tecnici.
Riprendiamoci l'Italia, la nostra Italia, per favore.


(dedicato a te signora dei giardinetti che pensi che a te lo stato toglie mentre a noi dà. Quel poco in più che abbiamo avuto (ma lo abbiamo avuto davvero?) lo stiamo pagando, con gli interessi, anche)-

2 commenti:

  1. e io come sai sono una pugliese che la casa ce l'ha perchè gliel'ha data il papà, ho la macchina che è quella che mi prese papà a 18 anni....non ho altro: precaria della scuola con mille titoli inutili che sta a casa e non riesce ad aver diritto nemmeno alla maternità, nonchè disoccupazioni varie....mio marito ottico, licanziato tempo fa è ancora in balia delle onde con lavori di una saltuarietà allucinante. e che se poi per caso lo trovi un lavoro c'è tutta una serie di problematiche che ti ben sai...non sai se ti pagano, quanto, quando e se tutto è in regola. la verità è che siamo una generazione al collasso e che io mi chiedo tutti in giorni come farò a crescere le mie figlie....un abbraccio.

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  2. sono le stesse domande che mi faccio io , cara, ho un'utilitata che ha 140000 km, che ho appena finito di pagare e che prego dio mi duri un'altro paio d'anni.E la prossima che deve essere in grado di affrontare i 1000 km che mi separano dalla sicilia non penso mica ad un macchinone nuovo, miro in basso, ad una alfa 156 usata ma in conndizioni decenti da pagare in contanti e non come questa che finita di pagare me ne serve un'altra quasi fosse un leasing.

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