di Gabriella Sangalli Finazzi
Ai Riuniti di Bergamo -
Per più di due giorni Albana Zekaj è stata invitata a spingere e basta. Ha anche assistito al litigio tra due dottoresse. Al terzo giorno il cesareo, ma era tardi: la piccola Samanta è inferma, la mamma ha l'utero lacerato, non potrà più avere figli.Bergamonews - 29 settembre 2010 La piccola Samanta era sana, hanno detto le ecografie eseguite - durante la gravidanza e alla fine di questa - sulla mamma Albana. Era sana, ma è totalmente invalida, viene nutrita da un sondino nell’addome, è cieca, bisogna continuamente aspirarle il muco che altrimenti la soffoca perché non deglutisce. E’ nata così, agli Ospedali Riuniti di Bergamo, il 30 gennaio scorso. Anzi, quando è nata aveva un colorito nerastro e non mostrava alcun segno di vita: soltanto un'intensa rianimazione le ha consentito la ripresa cardiaca. Cosa è successo a questa sfortunata bambina? E alla sua mamma di appena 31 anni che ora ha l’utero lacerato e non potrà più avere figli?
In ospedale
Un’indagine è già stata avviata dopo la denuncia dei genitori, seguiti dall’avvocato Roberto Trussardi di Bergamo (che presto avvierà anche una causa civile risarcitoria). Genitori smarriti, sconvolti, la cui vita è rovinata. “E’ successo - spiega il papà Saimir Zekaj, 38 anni, di origini albanesi come la moglie, ma da 16 anni ormai in Italia, operaio all’inceneritore della Rea di Dalmine dove l'integratissima famiglia, composta anche da un’altra bimba, Sara di 6 anni, vive in casa di proprietà – è successo che mia moglie è stata lasciata in sala travaglio per più di due giorni, i medici si limitavano a dirle ‘spinga, spinga’. A un certo punto in sala travaglio abbiamo anche assistito a una discussione molto accesa tra due dottoresse, una invitava a fare il cesareo, l’altra no. Ed è stata, ahimè, la prima a soccombere: è uscita dalla sala sbattendo la porta e dicendo alla collega ‘se la pensi così allora fai tu’. Così mia moglie ha atteso ancora, spingendo e spingendo per altre ore. Fino a che è cambiato il turno dei medici e i nuovi arrivati hanno optato per il cesareo. Ma ormai era tardi: Albana aveva l’utero lacerato e la bambina è nata con gravissimi problemi”. E’ invalida al 95 per cento, nel senso che legalmente l’invalidità al cento per cento è solo per chi è in coma e Samanta non lo è: lei sente anche il dolore.
La denuncia
Saimir racconta passo passo quelle giornate infernali di fine gennaio per Albana Zekaj: il 28 sente le prime doglie, va all’Asl di Dalmine dove verificano una leggera aritmia e la invitano a recarsi ai Riuniti di Bergamo perché il parto può essere imminente. Ai Riuniti la ricoverano, fanno le analisi di routine, decretano che feto e mamma stanno bene, invitano la mamma a spingere per far uscire la bambina. Albana ha fortissimi dolori, ha messo su 23 chili e il feto è alto. Il giorno successivo viene sottoposta a trattamento di prostaglandine, farmaco per indurre il travaglio e il parto. Tre le somministrazioni, i dolori aumentano, sono fortissimi ma, nonostante le lamentele, Albana non viene seguita, semplicemente continuano a suggerirle di spingere. Il bimbo non nasce e viene finalmente decisa un'ecografia secondo la quale il feto peserebbe 3 chili e 800 grammi: è un errore perché la bimba quando nascerà peserà ben 700 grammi in più, quattro chili e mezzo. Siamo al 30 gennaio, la signora Zekaj perde sangue e acqua amniotica, i dolori sono atroci. Nel pomeriggio viene visitata da due dottoresse che si mettono a litigare davanti a lei, una suggerisce il cesareo, l’altra è contraria. “Vince” quella che insiste sul parto naturale, l’altra se ne va decisamente seccata.
Finalmente il cesareo
Qualche ora dopo il cambio di turno e i medici che arrivano ritengono vada fatto il cesareo. Ma è tardi, il feto è stato espulso nella cavità addominale attraverso una lacerazione nella parete uterina. La bimba che viene estratta non mostra segni di vita. Ci vuole tempo e pazienza da parte dei medici neonatologi che alla fine riescono a rianimarla. Con le drammatiche conseguenze già raccontate.Samanta è uscita dall’ospedale (dopo i Riuniti è stata ricoverata a Bosisio Parini) soltanto pochi giorni fa, a 8 mesi: compromesse le facoltà neurologiche. I suoi problemi sono dovuti al fatto che la rottura dell’utero ha provocato un’emorragia interna e shock emorragico che ha sottratto l’apporto di sangue e ossigeno alla bambina.Secondo i genitori tante le inadempienze dell'ospedale, lo stesso ospedale e lo stesso reparto in cui, nella notte tra il 29 e il 30 gennaio è morto un neonato (a poche ore dal parto cesareo) e dove il mese prima un altro neonato era morto a due ore dalla nascita. Posizione e grandezza del feto avrebbero dovuto indurre subito al cesareo e poi, dice Saimir “mia moglie urlava di dolore, era immersa in un lago di sangue e loro non sapevano far altro che dirle di spingere, addirittura uno dei sanitari le ha detto di schiacciare un pisolino”. Il risultato è che Albana ha l’utero lacerato e compromesso per sempre e che la piccola Samanta è totalmente inferma.
piango, leggendo tutto questo.
RispondiEliminasarebbe potuto succedere anche a me...sono solo stata più fortunata...ma abbiamo dovuto battere i pugni per fare un cesareo.
non ho parole
provo solo dolore per questa famiglia distrutta e rabbia rabbia rabbia