venerdì 1 aprile 2011

Parti infelici..quando muore un bambino...


navigando in giro per il mommy blogging ho incontrato tanti post che parlano di "perdita"..che si tratti di aborto o di morte neonatale ciò che rimane è il vuoto..perciò dato che ho lavorato molto sulla cosa, vorrei condividere con voi un frammento della mia tesi...



Ogni battito di ciglia è una foto scattata alla vita. Milioni di immagini raccolte in
un tempo che non rivivremo mai. Di tanto in tanto, come foglie ingiallite una
fotografia cade.(Laura Boerci, sma 3,l'aura di tutti i giorni).
I progressi scientifici degli ultimi anni ci hanno fatto disabituare alla morte di
un bambino.Che ha assunto nel tempo connotazioni diverse.
Questo ha fatto il modo che i medici siano investiti di un potere che in effetti
non hanno.”ci deve essere qualcosa che si può fare”, ”la medicina deve risolvere
tutti i problemi.” Tutto questo ha riflessi profondi sul modo in cui gli operatori
sanitari, i medici e gli infermieri, vivono il decesso di un bambino, sia sul modo in
cui i genitori elaborano il lutto.
Gli operatori sanitari sono afflitti da due “patologie”: la morte come fallimento
ed il salvare la vita ad ogni costo.
La morte di un bambino non è la morte di una persona che ha vissuto un tempo
della propria vita, e per questo ci DEVE essere una soluzione.
La morte come fallimento
Spesso in terapia intensiva pediatrica la morte non è più percepita come evento
naturale, ma piuttosto come un fallimento dell'equipe assistenziale, questo ha
profondi riflessi sulle reazioni del genitore del bambino, ne esalta gli aspetti ostili nei confronti dei medici e della struttura sanitaria
Il vivere la morte come fallimento porta spesso i sanitari ad un delirio di
onnipotenza, al cosiddetto “accanimento terapeutico” di cui tanto si discute nei
paesi occidentali.
Ed è per questo che le terapie intensive dovrebbero essere seguite sempre da un
sostegno psicologico agli operatori, perché spesso in gioco ci sono sentimenti
contrastanti come il dover infliggere dolore al bambino (tubi, sondini, respiratori,
tracheotomie) per salvarne la vita ad ogni costo, e quindi la non comprensione del
limite cui si può arrivare.1
Se la vita appartenga cioè al bambino, o ai suoi familiari.
Nello scoprire la malattia del figlio, o nel vederlo morire, in terapia intensiva
pediatrica, occorre considerare che si tratta di un malato, molto, molto speciale.
Vi è lo stridente contrasto tra l'evento della nascita , pieno di gioia, e quello
della malattia o peggio della morte, di un bambino, evento pieno di tristezza, di
perdita, di delusione11.
Queste due alternative sono presenti e in conflitto in una stessa persona, che è
già in una situazione molto particolare a causa della malattia del bambino.
Per la madre la perdita del bambino è anche perdita di se stessa.
L'amore materno ha una parte oggetttiva, objective love, e una parte
personale,sobjective love ,ed in questo caso anche si sobjective steem, quindi la
perdita è perdere una parte di sé, oltre che il proprio bambino e questo ostacola
notevolmente l'elaborazione del lutto
Conclusioni
Credo di aver appreso, nel tempo, che spesso ciò che manca è
la comunicazione, il buon approccio alla persona che soffre e che spera, o che
soffre e affronta il lutto.
E purtroppo spesso l'uno si trasforma nell'altro.
Le mamme spesso trovano più conforto in chi piange con loro, piuttosto che nelle
mille spiegazione tecniche del perché il proprio bambino non c'è più.
E spesso a piangere con le mamme c'è l'infermiera, che il più delle volte è stata
costantemente al capezzale del bambino, che ha provato empatia per quella
madre.
Io credo che il dialogo debba cominciare sin dall'inizio, che anche in terapia
intensiva debba essere possibile lo scambio di effusioni tra genitori e bambini.

La vita del corpo ha bisogno di calore umano, sia nel suo nascere sia nel suo
morire. In questo nascita e morte credo siano molto simili.
Quando un bambino muore non è difficile far capire che un individuo non
s’identifica col suo corpo.
Cosa che inaspettatamente, coinvolge anche i non credenti.
Quel bambino che sta soffrendo e che forse morirà non può essere arrivato fin qui
per entrare in un “nulla”, ma entra in qualcosa che esiste e dove va il meglio di
lui.

7 commenti:

  1. nel postarlo ho pensato anche a te...;))

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  2. Se dipendesse da me... 110 lode menzione e pubblicazione della tesi
    stressy :-)

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  3. e pensate che è tutto ampiamente provato da testi, mica me lo sono inventato..cocchina, un bacio, stressy ti amo...;))

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  4. Deve essere una cosa devastante :(
    complimenti per il post
    Un abbraccio e buon week-end

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